AMICIZIA SUL LAVORO, croce o delizia?
Se le formiche si mettono d’accordo, possono spostare un elefante. (Proverbio del Burkina Faso)
L’amicizia sul lavoro è possibile?
Tutti noi ci siamo trovati almeno una volta nella vita a condividere con i colleghi qualcosa di più del semplice spazio di lavoro. E’ facile che, trascorrendo gran parte della giornata con persone nello stesso ufficio, si finisca per socializzare e fare amicizia con persone che non sempre si rivelano all’ altezza delle nostre aspettative.
In un articolo del New York Times la ricercatrice Patricia Sais dell’Università dell’Arizona prende come esempio il caso di due amici/colleghi che si trovano a condividere praticamente tutto, diventando inseparabili.
Fino a che, durante un meeting di lavoro uno dei due fa una proposta che viene bocciata dalla maggioranza dei presenti, e tra questi anche dal suo caro amico.
“Mi sono sentito tradito” ha poi detto riferendosi al comportamento del suo collega, di cui era quasi certo di avere il sostegno incondizionato.
Tu cosa avresti fatto? Avresti difeso l’amico nonostante l’opinione contraria, oppure avresti privilegiato il ruolo lavorativo?
Secondo Jessica Methot che si occupa di Risorse Umane alla Rutgers University, lavorare con gli amici può portare ad una sorta di “esaurimento emozionale” che è l’anticamera del famoso Burnout.
Per Burnout intendiamo la sindrome da esaurimento emotivo e psicofisica che si riscontra prevalentemente negli operatori sanitari e nelle categorie di lavoratori esposti al contatto col pubblico o in genere con le persone.
Il punto dolente della questione sarebbe quello che in un articolo apparso sul New York Times la Methot definisce il problema delle “relazioni multiple”.
In questo genere di relazioni sono presenti più ruoli in contemporanea. In questo caso, oltre ad essere colleghi di lavoro, si cerca di essere anche amici, ma questa sovrapposizione di ruoli spesso diventa impossibile o addirittura disfunzionale.
Come nel caso sopra citato dei due colleghi/amici che ad un certo punto hanno dovuto scontrarsi con una scelta difficile: a quale ruolo dare priorità?
Ma allora come possiamo difenderci dall’esaurimento emotivo delle relazioni multiple?
I miei tre consigli sono solo indicativi, e vorrei che anche tu mi raccontassi la tua esperienza personale per capire come possiamo gestire meglio le nostre relazioni in ambito lavorativo
- Strategia first
Secondo la Prof. Methot è meglio dare priorità alla relazione lavorativa, cioè sentirsi prima colleghi e solo dopo “amici”. Brutto da dire, forse, ma probabilmente è un atteggiamento più realistico e in grado di prevenire molte future complicazioni. E’ una questione di strategia - Parlarsi
Se insorgono incomprensioni, è sempre meglio affrontarle subito. Anche e forse soprattutto se si è anche amici, bisogna parlarsi chiaramente e non aspettare che piccoli screzi diventino grandi problemi - Confini
Evitare di dire cose troppo personali e che non vogliamo arrivino ad altri colleghi o superiori. Evitare di andare in vacanza insieme e di trascorrere troppo tempo al di fuori del lavoro, condividendo anche cose intime e della vita privata. Amici sì, ma fino ad un certo punto
E tu cosa ne pensi? Qual è stata finora la tua esperienza al riguardo? Tendi a fare amicizia con colleghi, clienti i superiori, oppure preferisci mantenere una certa distanza?
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Dr. Roberto Ausilio
Psicologo, Psicoterapeuta
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